IL VECCHIO CIMITERO
È risaputo che in passato i morti venivano sepolti sia dentro la chiesa come fuori di essa, nel cosiddetto sagrato[1]. Chiesa e camposanto formavano quindi una sola cosa, secondo un’usanza antichissima e diffusa dovunque. Questo valeva ovviamente anche per la chiesa di Fiera. Il cimitero, raccolto attorno alle sue mura, era molto antico: alcuni documenti, conservati un tempo nell’archivio parrocchiale, provavano la sua esistenza fin dal 1539[2].
A partire dal 1809 l’uso del cimitero di Fiera non venne più consentito per ragioni igieniche e per la recente legislazione francese e austriaca, che prescriveva di seppellire i morti fuori del centro abitato. Per qualche decennio i defunti dovettero essere sepolti nel cimitero comunale, con grande disappunto della popolazione e del Parroco. Nel frattempo si pensò al luogo più adatto della Parrocchia in cui poter trasferire il vecchio cimitero. Venne scelto il terreno attiguo alla cappella di Villa Fenoglio, situato nel colmello di Porto, sulla Callalta. La proprietaria era la Signora Rosalia Fenoglio la quale donò alla Parrocchia un appezzamento di quel terreno e la stessa cappella, dedicata alla Madonna del Rosario. Ciò avvenne il 29 aprile 1846[3].
Il nuovo cimitero fu benedetto il 16 luglio dello stesso anno. La gente prese a chiamarlo il Paradiso, perché così era detta, fin dal 1600, quella parte del territorio di Porto dove esso trovò sede[4]: un nome suggestivo che fa pensare ad un luogo invitante per la tranquillità, l’ordine, la bellezza della natura.
Ora al cimitero quel nome non si addice più, poiché si trova in uno stato di completo abbandono. In seguito alla sua chiusura, avvenuta nel 1923, e alla traslazione delle salme nel cimitero di Treviso, esso cominciò a ricoprirsi di sterpaglie; inoltre vennero saccheggiate molte tombe e lo stesso muro di cinta. Proprio tra le sue rovine fu rinvenuto il leone veneto che ora si trova murato nella parete esterna della sacrestia della chiesa parrocchiale. Si tratta di una scultura a bassorilievo su pietra d’Istria, risalente alla prima metà del Cinquecento; non si può escludere che in quell’epoca appartenesse alla vecchia chiesa. Purtroppo quando il leone venne recuperato era già mutilo della testa e delle gambe posteriori. Di esso non resta quindi che un segno dell’antica dominazione della Repubblica di San Marco nella nostra terra.
Nel marzo del 1988, il parroco di allora don Giovanni Foschini, preoccupato della chiesetta e del cimitero abbandonati da troppi anni e ormai fortemente degradati, decise di dare inizio al restauro di tutta l’area. I lavori terminarono nel mese di maggio del 1990.
Testo tratto da Sant’Ambrogio di Fiera, di Paolo Pozzobon, ed. Zoppelli, Treviso 1980
Note:
[1] Dal latino sacratum che significa (luogo) consacrato.
[2] Arch. Parr. di Fiera: Testimonianza scritta del parroco Romualdo Mauri (16 maggio 1816).
[3] Arch. Parr. di Fiera, Strumento della donazione…
[4] Arch. Parr. di Fiera: 17 sett. 1600: “(…) della casa et luoco del Paradiso”; 6 marzo 1652: “In Villa della Fiera sotto Treviso sopra la Calalta al luoco nominato il Paradiso”.