La CHIESETTA di SAN LUCA al GESCAL
Vicende storiche ed edilizie
La chiesetta di san Luca al Gescal viene eretta per volontà del parroco di allora, don Giovanni Foschini, per offrire un servizio religioso al nuovo quartiere che stava nascendo.
Siamo nei primi anni ’70 del secolo scorso ed il quartiere di Sant’Ambrogio di Fiera di Treviso si stava ingrandendo velocemente per effetto dell’esodo dalle campagne di tante persone. La ricerca di un alloggio adatto e ad un costo limitato ha impresso un notevole impulso all’edilizia popolare. Quindi, l’Ente GESCAL, che ha sostituito il “vecchio” INA-CASA, in accordo con il comune di Treviso, ha ritenuto idoneo il terreno a nord del quartiere per costruire i nuovi alloggi, creando, di fatto, una nuova frazione, un nuovo villaggio.
Il nuovo villaggio, chiamato poi comunemente “Villaggio Gescal”, ospitò inizialmente ben 192 famiglie nei vari appartamenti costruiti su più palazzi, per un totale di circa 800 nuovi abitanti che fecero salire a 5800 il numero totale dei residenti a Fiera.
Se viale IV Novembre e via Postumia, che tagliano in due la parrocchia, fossero diventati il naturale confine divisorio, allora il quartiere avrebbe potuto avere due parrocchie di circa 3000 abitanti ciascuna. La domanda, in quegli anni fu molto pressante: una o due parrocchie? Il vescovo di allora mons. Antonio Mistrorigo era molto propenso di creare una nuova parrocchia ma il parroco don Giovanni Foschini, con grande lungimiranza e molta cautela, dopo attente considerazioni, decise di non creare la seconda parrocchia.
Comunque, fin da subito si sentì molto forte l’esigenza di costruire una cappella per celebrare la messa, per tenere il catechismo e per poter fare alcuni incontri.
L’unico problema, ma molto grosso, era la mancanza di fondi per poter procedere celermente alla costruzione di una chiesa, seppur piccola ma decorosa. Quindi, don Giovanni chiese a tutti i parrocchiani che la loro opinione, le osservazioni, le critiche, i suggerimenti fossero scritti, servendosi anche della busta che sarebbe stata inviata a tutte le famiglie per raccogliere l’offerta di Natale del 1973.
C’era anche il problema della necessità della presenza di altri sacerdoti ma don Giovanni Foschini scrisse ne “La Voce di Fiera” di quel Natale “ma il problema riguarda il Vescovo per mandarli e noi per chiederli al Signore con la preghiera, visto che ormai i preti sono rimasti in pochi. Intanto alle nuove famiglie che presto arriveranno tra noi, porgiamo il nostro fraterno e cordiale benvenuto”.
Arrivarono 67 risposte con parere favorevole e 18 contrari. Il Consiglio Parrocchiale collaborò con il parroco per risolvere tutti i problemi, burocratici ed economici. Intanto fu assegnata anche l’area per le opere parrocchiali: circa 14000mq delimitata dalle nuove strade, che poi presero il nome di via Leonardo da Vinci e di via Umberto Saba, e via Sambugole.
Si pensò di costruire anche una sala che potesse essere destinata a vari usi parrocchiali. Difficoltà di vario genere, l’urgenza di far presto per l’imminente arrivo delle nuove famiglie e l’impossibilità di superare la spesa prevista costrinsero il parroco ed il Consiglio a pensare ad un prefabbricato.
Nel dicembre del 1974, don Giovanni Foschini, un po’ rammaricato del fatto che non si fosse ancora costruito, riportava nel bollettino parrocchiale questa frase: “A tutte le famiglie arrivate in questi mesi diamo il nostro cordiale benvenuto e auguriamo loro di vivere con noi in amicizia fraterna. Avremmo voluto che trovassero la nostra comunità cristiana pronta ad una grande accoglienza, ma tante difficoltà non ce l’hanno acconsentito. Confidiamo, però, che ci aiuteremo vicendevolmente a crescere come una vera comunità di fede e di carità fraterna”.
L’idea del prefabbricato diventa, ormai, certezza. In effetti nei primi mesi del 1975 la cappella prefabbricata è già in allestimento, con la speranza di averla disponibile in breve tempo.
La visita alle famiglie del nuovo quartiere, in occasione della benedizione pasquale, ha fatto sentire al parroco il vivo desiderio di avere presto la cappella, sia per la santa messa che per il catechismo. Il parroco stesso si esprime in questo modo: “Fa piacere sentire che moltissimi s’interessano per sapere come stanno le cose, manifestando la loro volontà di collaborare”.
Si sente il suono delle campane
Il suono delle piccole ma bene concertate campane, sentito per la prima volta, ha creato un po’ di commozione in tutti gli abitanti del nuovo “Villaggio Gescal”. Sembrava quasi che, d’improvviso, si fosse compiuto un disegno prestabilito. Infatti il villaggio non poteva rimanere senza una cappella. Solo in questo modo era veramente completo.
La cappella prefabbricata è stata ultimata dopo l’estate del 1975 ed è stata funzionante già dalla festa del 1° novembre dello stesso anno. In realtà, mancavano ancora alcune rifiniture che sarebbero state, dopo poco, completate.
La santa messa veniva celebrata al giovedì, al sabato e alle vigilie di tutte le feste di precetto alle ore 19, mentre la domenica era alle ore 10.30. Oggi, invece, la messa domenicale è alle ore 8.45
Cappella di San Luca
Il santo titolare della nuova cappella è San Luca. Le millenarie Fiere di San Luca, che in ottobre di ogni anno riempiono il Prato Fiera, hanno suggerito il nome del protettore per il nuovo villaggio.
La struttura è rettangolare, molto semplice e sobria, con un’ampia navata e, dietro la parete dell’altare, una stanza adibita a sacrestia.
La cappella è stata abbellita con varie statue, quadri e foto, tra le quali troviamo: in angolo a sinistra una piccola statua del Sacro Cuore di Gesù; sulla parete sinistra, un quadro raffigurante il Cristo; in angolo, una bella statua della Madonna; sulla parete dietro l’altare, un crocifisso in legno e una foto di san Pio da Pietrelcina; sulla parete destra, una riproduzione di un quadro raffigurante san Giovanni Antonio Farina (vescovo di Treviso e poi di Vicenza, fondatore della congregazione delle Suore Maestre di Santa Dorotea, figlie dei Sacri Cuori, beatificato nel 2001, è stato proclamato santo da papa Francesco nel 2014), una foto di santa Maria Bertilla Boscardin e una riproduzione di un quadro raffigurante il Beato Andrea Giacinto Longhin.
Nella parete dietro l’altare trova posto anche un quadro raffigurante il santo titolare: san Luca evangelista. Il dipinto è stato eseguito da Lidia Salvagno Neso (in arte Lisane), una pittrice di Fiera. Il quadro, richiesto da un gruppo di persone del Villaggio, è stato collocato il 18 ottobre 1980, in occasione della festa dell’Evangelista, esattamente cinque anni dopo la costruzione della chiesa. San Luca appare coperto da un ampio manto verde su veste rossa. Con la mano destra tiene due pennelli poiché, secondo la tradizione, egli era anche pittore, oltre che scrittore e medico. Ai piedi del Santo si trova il vitello, simbolo immancabile del suo vangelo.
Piazzetta san Giovanni Antonio Farina
La piazzetta antistante la cappella “San Luca” è stata intitolata a san Giovanni Antonio Farina (1803-1888), vescovo di Treviso dal 1851 al 1860, beatificato da Giovanni Paolo II nel 2001 e canonizzato da papa Francesco nel 2014, e fondatore della Congregazione delle “Suore Maestre di Santa Dorotea” (1836).
La proposta di questa intitolazione è maturata nell’ambito del Consiglio Pastorale Parrocchiale su suggerimento di suor Anna Maria Bordignon – suora dorotea in servizio presso la comunità di Sant’Ambrogio dal 1980 al 2018 – e del parroco di allora, don Angelo Visentin.
Le motivazioni di questa scelta sono legate alla chiesa parrocchiale e alla scuola materna di Fiera. La prima venne consacrata il 14 settembre 1851 – perciò esattamente 170 anni prima – proprio da mons. Giovanni Antonio Farina, all’inizio del suo episcopato trevigiano. La seconda, intitolata a “Santa Maria Bertilla Boscardin”, per quasi novant’anni è stata diretta e gestita dalle “Suore Maestre di S. Dorotea, figlie dei Sacri Cuori”, congregazione fondata nel 1836 da don Giovanni Antonio Farina, allora giovane sacerdote.
L’inaugurazione è avvenuta sabato 25 settembre 2021 con la partecipazione del sindaco di Treviso, Mario Conte, accompagnato da alcuni consiglieri comunali, del vicario generale della diocesi, mons. Giuliano Brugnotto, della madre generale delle “Suore Maestre di Santa Dorotea”, suor Maria Teresa Peña, accompagnata da numerose consorelle, oltre ad un folto gruppo di abitanti del quartiere di Fiera.
Sulla stele marmorea, posizionata sopra l’aiuola che adorna la piazzetta, è stata riportata questa bella esortazione del Santo:
Il Signore è il Dio
che imbriglia gli affetti,
che affascina i cuori,
che attrae la volontà,
che converte gli intelletti,
che predica pace.
Il Signore è il Dio della pace.
Aprite le porte,
o uomini,
e la pace entrerà!
Il cuore del giusto
è santuario di pace.
La stele è accompagnata da due piante: un ulivo e una quercia. La loro combinazione ha un valore simbolico. Esse intendono richiamare il rovescio della medaglia portata al petto dalle Suore Dorotee, nel quale le due piante circondano un motto, caro al Santo, che ne sintetizza l’azione di pastore e di educatore: “suaviter et fortiter”. Questo motto è l’abbreviazione della massima latina “fortiter in re, suaviter in modo”, che invita a essere fermi e tenaci nella sostanza dei principi insegnati (simbolo: la quercia), ma affabili e garbati nelle modalità comunicative e relazionali (simbolo: l’ulivo).
Altre informazioni possono essere trovate anche nella scheda redatta dalla CEI in occasione del progetto per il Censimento delle Chiese delle Diocesi italiane per la descrizione e la valorizzazione dei beni culturali.