Panevin

PANEVIN

 

“EL PANEVIN”: LA FESTA DELLA BEFANA.

La Befana distribuisce le calze ai bambini

Le origini tra leggenda e realtà

Una catasta di sterpaglie, rami, potature di stagione, un palo centrale e si accende un falò, ma anche tre in alcuni luoghi della Sinistra Piave, in ricordo del falò originario preparato per i tre Re Magi.
Proprio così: vecchie leggende raccontano che il rito risalga all’epoca dei Re Magi. Infatti, come narra la leggenda, questo corteo reale, nel seguire la stella, si era smarrito qui nel Triveneto e, per aiutarlo a ritrovare la strada, contadini e pastori avevano acceso fuochi, ad ogni bivio ed incrocio, per indicare la strada per la Terra Santa. Quindi, in ricordo di coloro che illuminarono la via per l’appuntamento col Bambin Gesù, in tutto il Triveneto si celebra il rito del Panevin.
Leggenda o verità, la sera della vigilia dell’Epifania è prevista l’accensione della catasta di legna da parte del più piccolo della compagnia (simbolo di innocenza e del futuro) o del più anziano (simbolo di esperienza e del passato), ovviamente non prima della benedizione da parte del parroco.
Viene così a crearsi un’atmosfera di allegria, felicità e convivialità con canti, balli e giochi. L’ardere della pila porta con sé pronostici antichi per l’anno appena iniziato. Per esempio, citiamo questo detto popolare: “se le falive va a matina (cioè dove sorge il sole), tol su el saco e va a farina” ovvero va a carità perché l’anno sarà magro, “se le falive va a sera (dove tramonta il sole), de polenta piena a caliera”, ovvero l’anno sarà buono.
Nel corso di questa festa non possono mancare vin brulè e pinza ma soprattutto la Befana, che arriva a cavallo di una scopa, portando dolci per tutti i bambini.
Una volta, speriamo sia ancora così, si faceva credere ai bambini che la Befana scendesse dai camini, facesse uno spuntino con quel poco che trovava (pane, pinza, vino) e lasciasse dei doni e alcuni dolcetti in una calza appesa, al caminetto o alla stufa di casa, dai bambini stessi la sera prima.
Oggi ci siamo modernizzati e anche lei si è dovuta adattare: la troviamo al centro commerciale, al campo sportivo e nelle piazze e, dunque, non mancherà mai di essere presente al Panevin.
Poche righe per ricordare questa tradizione, come anche altre usanze della nostra cultura, che diventa uno dei pochi momenti di contatto umano tra persone di ogni età e provenienza sociale affinché il rito del Panevin non venga disperso nel fumo di un’epoca di progresso tecnologico, di globalizzazione e di asetticità dei comportamenti.

 

Preparazione del Panevin in Prato Fiera dell’anno 1990

Il Panevin in Prato Fiera dell’anno 1990

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Panevin a Fiera

Abbiamo notizie del Panevin risalenti già ai primi anni ’80, quando il parroco era don Giovanni Foschini. Da quell’anno e fino al 2006 il Prato Fiera era il luogo dove veniva svolta la festa. Successivamente, purtroppo, quel luogo non è più risultato idoneo e, di conseguenza, tale tradizione è stata sospesa.
Dopo qualche anno di incertezza su “come” e “dove” farlo, con l’arrivo del nuovo parroco don Angelo Visentin e con nuove forze di alcuni volontari, è stato possibile riproporre la bella tradizione del Panevin. La prima volta, nel 2013, è stato realizzato sul campo di calcio dietro la chiesa parrocchiale ma poi, per motivi organizzativi, negli anni successivi si è optato per il campetto di calcio a fianco alla chiesa del Gescal, dove viene fatto attualmente.

Quindi, vi diamo appuntamento per la sera del 5 gennaio di ogni anno.

 

Il Panevin del 2013 sul campo dietro la chiesa parrocchiale

Il Panevin del 2015 sul campo a fianco la chiesa del Gescal

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